Ajith Rohan JTF
DISCORSO SCRITTO PER LA “TAVOLA ROTONDA” ACCADEMIA DELLE SCIENZE UMANE E SOCIALI (A.S.U.S.) ROME - ITALY
INDICE
PREFAZIONE.. 4
INTRODUZIONE.. 8
Se il nostro tempo si può definire come l’epoca del dialogo e del riconoscimento, altrettanto vero- simile è se diciamo che questo è un altro rinascimento, non in un area geografica limitata, ma nell’intero mondo. Da questo punto di vista, questa tavola rotonda è un ottimo contributo per la conoscenza e per la costruzione di una mentalità nuova, possibilmente flessibile, accogliente e necessariamente rispettosa della libertà e della “dignità della diversità”: (riteniamo il fattore diverso inviolabile e indiscutibile: noi nasciamo e moriamo da soggetti dissimili pur riconoscendo e condividendo un mondo comune). Non intendiamo un neo- rinascimento che abbia bisogno di ritornare ad un tempo migliore rispetto al nostro, per attingere ai valori, ai modi e alle conoscenze, ma come propone la tavola rotonda, è necessario rivalutare ciò che abbiamo vissuto per poi riuscire a reinterpretare i principi universali con un etica di riconoscimento e di rispetto. Questo rinascimento non scaturisce come una reazione al potere di qualcuno, di qualche paese o di continente ma, ciascun soggetto, gruppo, comunità, paese e continente prendono coscienza del cammino fatto nei corsi della propria storia, non come un individuo isolato, ma come i soggetti in relazione, nel riconoscimento e nel rispetto di coloro che hanno contribuito ad arricchire le proprie esperienze di vita. In questo modo possiamo evitare la discontinuità della propria storia connessa alle altre culture. In questo processo bisogna dare la precedenza al riconoscimento dei propri punti forti e deboli e sul piano SPEC (socio-politico-economico-culturale) riconoscere come si è collaborato o dominato con le strategie nascoste di altre culture e religioni; vale a dire, questo rinascimento consiste in un esame fatto seriamente e severamente. Noi non possiamo dimenticare nulla e non abbiamo bisogno di un ritorno a un tempo come accadde nel rinascimento in Italia. Noi intendiamo con questo “rinascimento globale” a favorire un’autocritica che dà possibilità poi di uscire dal proprio mondo verso uno universale per confrontarsi, valutarsi reciprocamente, in vista del riconoscimento dei propri pregi e difetti insieme agli altri per ricostruire un mondo più umano. In quest’epoca, queste discussioni, dibattiti, incontri dovrebbero essere piattaforme per formare un mondo che non ripete gli stessi errori, come le guerre, le strategie nascoste per sfruttare altre nazioni, le dominazioni sul piano SPEC, ma aiutarsi a vicenda per superare le difficoltà insieme agli altri.
Proprio per la sua diversità in tutti gli effetti, l’India ci porta un numero maggiore di laureati in un anno, e allo stesso tempo di analfabetismo. Ora l’Asia è diventata la produttrice della maggior parte degli intellettuali nel mondo. In Asia c’è uno spazio ampio per la stampa, e si è la possibilità di avere informazioni di qualità E liberamente. D’altra parte vi è un controllo dell’uso dell’internet, come in Sri Lanka e in Cina. Secondo la nostra diretta conoscenza di ciò che controlla il governo dello Sri Lanka riguardo a internet, ci risulta che essa interessa l’etica comune del paese; vale a dire, il governo filtra, gli immagini e non lascia entrare i siti pornografici. Anche se l’Europa pretende, di essere molto libera, essa è sempre limitata e controllata in tutti gli effetti (per esempio le telefonate effettuate sono registrate e riascoltate per una terminologia specifica). D’altra parte, per quanto concerne la correttezza e la corrispondenza delle notizie, rispetto alla stampa Italiana, che funziona per accordi tra i giornali, riscontriamo più libertà di espressione e possiamo trovare organismi di qualità, per esempio, The Economist, Times, Newsweek, News Magazine, Far Eastern Economic Review, Asiaweek, India Today, Frontline e altre riviste della formazione e della ricerca ecc. ci sono molto più informazioni a livello nazionale e internazionale. Invece noi vediamo che in Europa persiste il pericolo della circolazione delle notizie controllate, accordate tra i giornali e le agenzie che le manipolano. Per poter essere democratici, e vivere secondo un’etica del riconoscimento e del rispetto della libertà, necessariamente bisogna superare L’attuale “gatekeeping” delle notizie altrimenti, prima o poi, l’Europa e gli Stati Uniti d’America e altri paesi di filo occidentale, rischiano di essere provinciali. Ora non mancano le prime segnalazioni di questi pericoli, per esempio: nessuna delle università Italiane è entrata nella classificazione internazionale delle migliori università nella lista di primi cento. Gli studenti di USA che studiano in Italia (religiosi e laici) hanno un concetto di un impero degli Stati Uniti d’America. Hanno avuto una formazione rigidamente controllata e limitata di informazioni. Sanno solo ciò che l’autorità ha raccomandato. Noi personalmente abbiamo l’esperienza diretta di una scuola di USA situata a Roma, che segue tutti libri di testi americani. Cioè, questi testi partendo dal testo di religione per arrivare alle scienze naturali, storia e matematica sono quasi la stessa cosa, vale a dire, contengono la catechesi americana. Gli studenti di questa scuola in lingua inglese, sono di diverse nazioni, culture e religioni, ma tutti devono imparare e seguire solo questi testi e la religione cristiana. Forse questo è la democrazia, la libertà, l’etica del riconoscimento e rispetto che parla degli USA?
Noi ci limiteremo all’Asia meridionale in generale e trattiamo in modo particolare lo Sri Lanka, ad hoc per il nostro lavoro. Noi sappiamo che l’Asia occupa un terzo del mondo geografico. In Asia vive anche 60% di tutta l’umanità. L’India, per esempio ha più abitanti di tutta l’Africa e di tutta l’America Latina. La nostra esperienza diretta della religione della cultura è questa: religione e cultura sono legate ,sono in parte necessariamente complementari e d’altra parte inseparabili. La vita spirituale è elemento indispensabile alla conoscenza non solo dell’Asia meridionale ma di tutto il continente. Anche se nei paesi socialisti come Cina, Vietnam, Corea del Nord, Cambogia e Myanmar hanno soffocato la religione a forza di resistenza al partito unico e totalitario (anche questo fattore non deriva direttamente da questi paesi ma da Karl Marx e dalle idee e delle strategie distruttive e dominanti politiche dei colonizzatori occidentali), in generale, in Asia non è possibile trattare l’uomo e i popoli ignorando le religioni che loro praticano. Vale a dire, senza la religione che praticano i popoli dell’Asia, noi non possiamo trattare l’identità nazionale ed etnica, o di SPEC. Infine bisogna affermare che le culture e le religioni hanno uno sfondo catalitico comune in Asia meridionale, cioè, “l’arte di vedere”, ossia “Darshana”. Il “Darshana” a sua volta assorbe anche ciò che si definisce in occidente come “filosofia”. Ciò vuol dire, anche se quest’ultima fa parte dell’insieme, Darshana non si limita come in occidente solo come “amore per il sapere”, ma per lei tutta l’esistenza umana dovrebbe galleggiare su di essa. Senza “Darshana”, non si può raggiungere nulla.
Scrivendo queste parole riguardo l’Asia cosa cerchiamo di affermare, negare, o indifferentemente lasciare andare? Forse raccogliamo le informazioni per colpirla e dominarla? Forse vogliamo costruire un mondo di pace che dialoga e lavora per un mondo comune rispettando la sua costituzione naturale della diversità? Come ci ha chiarito gli intenti della “tavola rotonda”, «Occidente, culture e religioni:ospitarsi, ascoltarsi nel ‘villaggio globale’». Ora sappiamo che tra noi vi è un atmosfera che fa dimenticare quelle irritazioni che distruggono la pace e il dialogo sincero tra le persone, di culture e di fedi diverse. Quindi, esotismi forzati, culturalismi riduttivi e superficiali, strategie politiche e economiche nascoste, nazismi, pregiudizi, arroganze culturali, imperialismo nascosto o limitarsi alle pedanterie degli accademici frustrati e i pensieri trascurati che appiattiscono tutto a poche righe indifferentemente alla situazione ma considerando solo il guadagno proprio.
L’illuminismo Europeo ha in parte determinato la fine del potere temporale ed un effetto particolare sulla spiritualità, in generale della chiesa nella parte occidentale e nelle colonie nord nordamericane, e poi negli Stati Uniti d’America. Queste culture hanno cominciato a muoversi stimolate dal pensiero illuminista verso un pensiero razionale e scientista, che come gli autori di questa corrente di pensiero credevano e affermavano, dirada le nebbie dell’ignoranza dello spirito umano garantendo una vita migliore e illuminata. Tutto ciò chiaramente è legata alle reazioni contro la politica, intesa come potere e autorità della chiesa (potere temporale spirituale). L’immediato risultato era di separarsi completamente dalla Chiesa, quindi, dalla fede cattolica. Possiamo dire chiaramente che, questo non avvenne in sud dell’Asia, per esempio, dopo Buddha, che è illuminato e, come Egli stesso ha detto, che è l’essere, l’uomo che ha raggiunto il massimo livello di vita felice in questa vita, quindi il “Nirvana”. Questo status di “Nirvana” è una forma di affermazione dell’importanza dell’esistenza dignitosa sulla terra proprio perché, Essa non è una dimensione che un essere umano dovrà sperare al di là, dopo la morte, ma che essa è qui, hic et nunc.
D’altra parte, possiamo affermare che da nessun movimento filosofico, religioso, spirituale o da rivoluzione politica, economica, sociale e culturale, non avvenne alcuna separazione dalla vita religiosa in generale in Asia meridionale. Invece possiamo dire, che, c’è stata sempre un’ affermazione del valore della vita spirituale e religiosa , mentre la parte che riguarda il potere assoluto e temporale dei sacerdoti e di altri personaggi è stato diffidato, e loro dovevano riformarsi e adeguarsi alle nuove prese di coscienza dei loro seguaci, in generale ai nuovi schemi pratici. Questi principi non sono stati mutati nemmeno dalle invasioni musulmane che distruggono i monasteri e delle grandi università dei buddisti e infine accelerano il ripiegamento su se stessa, quindi,il ritorno al pensiero Vedica. Questo piegamento poi diventa uno dei punti importanti per formare la “religione hindu”.
Credo che sia opportuno far notare un fatto sul piano comparativo: mentre noi possiamo vedere chiaramente l’Asia come un insieme di culture che hanno dato la nascita a maggior parte delle Grandi religioni del mondo, l’Europa ha presentato sul piano strategico e conoscitivo i sistemi politici come, democrazia, repubblicanesimo, diversi idealismi (es. anarchismo, cosmopolitismo, femminismo, liberalismo, marxismo, fondamentalismo, socialismo), dittatura, conservatorismo, nazionalismo, federalismo, totalitarismo, paternalismo, welfare e così via. In questo modo ha contribuito anche con le guerre calde e fredde tra nazioni e continenti. Ha inoltre, utilizzando il proprio potere economico e politico, originato le armi di distruzione, tenendo presente gli errori commessi contro i propri simili, proposto anche un documento dei “diritti umani” però senza tener conto delle altre nazioni, culture, religioni e civiltà che hanno esercitato da più di due mila anni ciò che hanno ricavato dai propri errori (non diciamo crimini) soprattutto durante la riformazione degli Stati Uniti d’America. Secondo il nostro avviso, per esempio, la libertà di pensiero per la prima volta nella storia umana è stata insegnata, praticata e valorizzata da Buddha. Fino ad ora nessuno ha mai trattato il soggetto umano in quanto uomo libero e degno di rispetto e riconoscimento. Questo tipo di insegnamento che rispetta e valorizza l’uomo in quanto uomo, noi in occidente, in questi dibattiti, incontri e nelle pubblicazioni, cerchiamo di trasmettere e di realizzare. Tutto ciò segnala la mancanza dei dialoghi sinceri e un confronto.
Ribadiamo ora ciò che abbiamo detto nella prefazione: per un rinascimento mondiale abbiamo bisogno del dialogo con tutti ove si riconoscono i valori nuovi, che a loro volta aprono gli orizzonti nuovi e allargano la visione del mondo. Dobbiamo però dare il merito a chi lo deve. In questo modo solo possiamo costruire una comunità internazionale che rispetta la democrazia, cioè la sovranità delle nazioni che non rischia con l’idealismo che scaturisce soprattutto dalla paura di essere minacciato dagli altri, vale a dire,che esso è una forma di chiusura che non apre all’auto- critica. Come pensavano in Europa per esempio su ciò che ha detto John Rawls in A Theory of Justice (1971) per quanto concerne la libertà e l’uguaglianza come una minaccia alla comunità, è in parte una posizione errata. Secondo il nostro avviso la libertà e l’ uguaglianza non sussistono senza uno sfondo comune che le danno la possibilità di esistere nella vita quotidiana. Per esempio, per qualcuno l’Europa sembrerebbe un continente non cristiano, ma in realtà la cultura di base è necessariamente costituita dalla reinterpretazione dell’impero decaduto da parte della religione cattolica e non potrà essere mai qualcosa d’altro. L’Europa sarà sempre sulla base del pensiero : greco-romano-ebraico-cristiano (GREC). Che cosa succede per un pensiero o una novità che viene da una cultura o civiltà diversa in un pensiero di base forte come quello europeo? Un assorbimento si digerisce Se viene reinterpretato. Questo è successo anche per l’insegnamento di Gesù. Tutto ciò prova che la libertà, L’uguaglianza, l’etica del riconoscimento E del rispetto reciproco non annulla la comunità, il gruppo, la nazione, il continente invece queste vengono arricchite e formate (cfr. Gutmann A. Cmunitarian critics of liberalism, Philosophy and Public affairs, 14, 3, 1985, pp. 308-322). Un altro fatto che scaturisce da tutto questo è che : nessuno dovrebbe pretendere di essere il salvatore del mondo e dei soggetti umani. Se qualcuno vuole un mondo condiviso con altri diversi, in uno sfondo costituito da un etica di riconoscimento e di rispetto della libertà, bisogna dare attenzione ai principi condivisibili, comprensioni e pratiche comuni universalmente valide. Questo esige un dialogo sincero, quindi, senza le strategie SPEC nascoste, senza le gerarchie di SPEC superiori e inferiori e senza le pretese di avere le verità in mano. In questo modo solo possiamo riformare in maniera adeguata e coerente dei concetti di comunità, nazione, continenti, e cultura. Così, le persone che appartengono a diverse culture, fedi, comunità lavoreranno per formare e arricchire un mondo comune.
È vero che noi non possiamo trattare un'unica civiltà per l’Asia meridionale perché nello sfondo del quadro vi è un mosaico di civiltà sulla base delle religioni e dei Darshana che hanno le partenze e i principi condivisi. Ma, la civiltà scaturita sulla terra di India ha contributo per le riformazione e modellazione delle altre culture nell’Asia meridionale. Come ben sappiamo che sulle rive del fiume Indo nascono le civiltà urbane perfettamente organizzate. Le ripetute invasioni di popolazioni indoeuropee (Arya), che provengono da Asia centrale introducano alcuni aspetti, religioso – spirituali, costumi e delle nuove conoscenze. D’altra parte Alessandro Magno aprii le porte direttamente alla cultura occidentale con gli scambi e dialoghi i nuovi arricchimenti alla civiltà nata in India. Le invasioni arabe e formazioni di alcuni regni musulmane influenzano e mantengono queste fino alle separazioni dall’India (Pakistan). In questo modo, possiamo affermare che alle radici della religione Hindu, sia lo sfondo inevitabile in parte determinato da Darshana che a sua volta non ha mai cambiato le sue radici fondamentali continentali. Dal punto di vista storico, ci sono diversi grandi periodi di sviluppo e ritorni ai fondamenti per esempio durante l’imperatore Ashoka tutta l’India divenne buddhista ma dopo le dispute per quanto concerne dei concetti come zero, Nirvana, samsara ecc. da parte di alcuni monaci buddhisti come Nagarjuna, Vasudeva ecc. il buddhismo Theravada si ritira in altri paesi come Sri Lanka, Myanmar e Thailandia. Nonostante queste avvenimenti fatali affermiamo con certezza che, tutti questi processi e procedimenti necessariamente si sono stati catalizzati da uno unico sfondo costituito da un “Darshana” e una spiritualità comune e non come i sistemi politici e strategici come accade esplicitamente in occidente nel corso della sua storia fino ai giorni nostri. Sono i cammini esistenziali di salvezza. Questo fattore è un comune che si condividono in tutti paesi dell’Asia meridionale.
Innanzitutto, possiamo sostenere che le terre dell’Asia meridionale stati favoriti a una vita diversa da tutte le altre parti del mondo proprio per la generosità della natura. Essa ha continuato sempre a produrre cibo in abbondanza dando più spazio all’uomo dell’Asia a pensare e produrre le nuove conoscenze allo scopo di conoscere la propria natura e d’intorno. Vale a dire il mondo non è mai stato un campo di battaglia per la sopravivenza, quindi, per il potere, per la ricchezza e per il dominio. Non dovevano nemmeno sfruttare la natura e delle forze del mondo naturale. Nell’Asia meridionale in questo modo scaturisce un pensiero che si impegna a scoprire un vivere proprio perfetto che non scontra con la natura ma si armonizza con essa. Le persone si sono impegnate alla ricerca della verità dell’esistenza. Le foreste e le montagne hanno provveduto il cibo necessario alle persone che contemplavano in solitudine; mentre la campagna e la città hanno sempre provveduto il cibo necessario agli uomini che si isolavano per la ricerca della verità. In questo modo possiamo dire che in Asia meridionale fino ai giorni nostri la sicurezza della vita, la ricchezza delle risorse naturali, maggior libertà dai pericoli e dai disagi, un distacco radicale dalle cure dell’esistenza e l’assenza dei disagi politici hanno favorito e stimolato la ricerca della verità e non la lotta per la sopravvivenza e alla trasformazione della natura. In questo modo possiamo verificare che dagli albori delle culture e civiltà dell’Asia meridionale in generale un grande ardore spirituale, le conoscenze profonde che diventano il “Darshana” (filosofia) ossia “vedere” il mondo. Tutto ciò diventa lo sfondo radicale e la catalisis della vita quotidiana. Vale a dire, tutte le culture dell’Asia meridionale hanno questo sfondo catalitico che a sua volta non nega mai l’amore all’intelletto e alla sua pratica. Non vi è un ceto sociale che impreca e disprezza queste nature, soprattutto perché, lo sfondo catalitico della vita e la gerarchia dei valori scaturiti dalle stesse nature che abbiamo detto.
In uno sfondo catalitico culturale e religioso noi non possiamo trovare la ricerca della verità distaccata dalla vita pratica o dalla pratica spirituale come un affare privato. La contemplazione non appartiene ad un ceto sociale che hanno tutto e poi non avendo altro da fare si sceglie o contemplare o fare politica ecc. invece è la natura di tutti. D’altra parte la teorica-pratica che difficilmente possiamo definire con il termine “filosofia” che a sua volta in occidente ha tentato sempre non sapendo cosa veramente, essa sia, rifugiarsi e avere sostegno in altre discipline come: politica, etica, teologia naturale o fondamentale, storia, sociologia, retorica, e oggi si tenta di essere ermeneutica o a ridursi al linguaggio e alla comunicazione, nell’Asia meridionale non si è ridotto mai a un'altra disciplina o ha cercato dei sostegni dalle altre discipline, invece essa si è collocata sulla base del pensiero di qualsiasi tipo. Senza questa capacità di “vedere” uno non può imparare nulla. Vale a dire nel pensiero dell’Asia meridionale noi abbiamo le altre discipline che si ispirano a quest’arte del “vedere” (Darshana) e si appoggiano a lei per essere sicuri. Essa è la scienza fondamentale che guida tutto il resto. Come dice Kautilya che : «la lampada di tutte le scienze, il mezzo per effettuare tutte le opere, e il sostegno di tutti i doveri» è “Darshana” (cfr. BhagavadGita, X 32). Kautilya scrisse un trattato sulla’economia (arthashàstra) politica che non si è mai distaccata né da “Darshana” né dalla spiritualità. Ma ha reso evidente la responsabilità sociale e etico-morale dell’economia e della politica per “Darshana ” e per la spiritualità.
In Asia meridionale vi è questa convinzione radicale che “Darshana” sia l’unico modo umano possibile che fa da catalisis e catalizzatore per comprendere il mondo, universo e vita. come noi sappiamo ogni cultura, nazione e civiltà ha la propria mentalità, una visione del mondo e un orientamento intellettuale. L’Asia del sud, nonostante le esperienze vissute sotto le vicende negative politiche europeo e le sue derivate lotte e le guerre civili (che ancora continuano) essa conserva la sua identità originale. Nelle grande città noi possiamo verificare interrelazione tra la modernità e la tradizione in vista di sviluppo a livello SPEC e verso “Darshana” e la spiritualità. I popoli mantengono radicalmente le proprie radici tradizionali e quelli SPEC insieme i tratti psicologici che costituiscono le loro peculiari eredità. Questa libertà lei manterrà sempre. Per esempio, nello Sri Lanka noi possiamo vedere un popolo che mantiene una formazione altamente qualificata dalle scienze sperimentali ma essa non oltre passa o sotto valuta la propria cultura invece mantiene i principi fondamentali del suo “Darshana” e spiritualità di Buddhista Theravada. Come abbiamo detto che la teoria e pratica nel pensiero dell’Asia meridionale non sono due estremi distaccati, ma sono intrecciati in parte in maniera complementare e d’altra parte radicalmente sono uniti nel “Darshana”. Ogni pensiero è percepito dal cuore umano affretta a viverlo.
Le religioni e le culture in Asia, in generale non sono organizzate secondo una strategia politica alla maniera delle chiese cristiane. Così per qualcuno che ha la mentalità di una religione organizzata può sembrare che le religioni dell’Asia siano frammentarie e discontinue. In questo modo, non si potrebbero comprendere con un quadro panoramico completo. Proprio per quest’aspetto ciò che è accaduto in Europa con l’illuminismo non è accaduto in Asia. Innanzitutto la religione non è mescolata con la politica e l’esercizio del potere e il denaro. Invece la politica necessariamente legata alla religione almeno sul piano pratico, essa tende a chiedere i consigli, pareri e l’approvazione dalle autorità religiose. Questi ultimi, sono necessariamente devono benedire, consigliare e criticare senza parzialità. I fedeli sono attenti a questi fatti e le autorità religiose dovranno agire con responsabilità. In altre parole, la politica può cambiare, ma la religione e la cultura rimangono al centro dell’esistenza del popolo.
La filosofia politica dell’Asia è centrata sulla liberazione spirituale del sé, sull’etica e morale e leadership. La politica non è tanto concentrato sull’esercizio del potere per governare ma definire la responsabilità sociale e etico – morale (cosa uno può fare, non fare e salvaguardare questa vita). vale a dire, la filosofia politica dell’Asia meridionale in generale non si preoccupa molto dell’economia o del benessere ma del “Dharma”, vale a dire sulla virtù e la liberazione e raggiungere il “Nirvana”. Invece la filosofia politica occidentale è legata all’esercizio del potere e la relazione tra lo stato e l’individuo.
CONTINUA
No comments:
Post a Comment