Thursday, 17 September 2009

VITA E VITALISMO


PHOTO: BY ARJTF

AJITH ROHAN J.T.F.


INDICE

Le tracce di una possibile nascita della filosofia della vita, possiamo trovare, nel primo romanticismo tedesco, messo in evidenza nei circoli di Jena (1776) e di Berlino. Questi pensatori, sono stati mossi per trovare le soluzioni alle relazioni eterogenee tra: infinito e finito, uomo e mondo, immaginazione e ragione. Alla base di queste domande filosofiche c’è la fede Cristiana. È un modo di ridar la vita al pensiero di Immanuel Kant (1724 - 1804), attraverso il pensiero di Fichte (1764 - 1814). Come sappiamo, per Kant, nell’immaginazione, ci sono gli incontri tra spirito e natura, e, coscienza e inconscio. Questo processo per Fichte poi diventa, la creatività spontanea e originaria. Da questo pensiero il poeta Novalis (1772-1801) ricava un «io trascendentale» che è connesso con l’universo. Vale a dire, «l’io trascendentale», per Novalis, è l’unità che opera sia in uomo che nell’universo. Nell’uomo questa forza opera nell’immaginazione conscia (spirito) e inconscia (natura). Secondo Novalis questo principio di vita si esprime tramite l’arte e la poesia. La scuola di Jena, in questo modo individua la forza dell’immaginazione come il luogo, dove agisce, incontra la forza universale ossia la vita, poi si esprime nella creatività spontanea e originaria umana. Questo nella scuola di Berlino, ove si sopravvaluta la religione, diventa il sentimento umano dell’infinito e del tutto. Schleiermacher è il pensatore che a sua volta ha dato l’avvio a una nuova ermeneutica, ha individuato diversamente da Kant, nella natura, una “storicità rivelativa”. In questo sfondo su cui, secondo Schleiermacher, agisce quel sentimento umano dell’infinito e del tutto. Schlegel F., nelle sue quindici lezioni del 1827, afferma le sue convinzioni sulle azioni dell’infinito sul finito. In questo modo, il romanticismo ha concentrato sul problema d’individuazione, del principio vitale che mette in un incontro attivo tra infinito e finito.
La vita dinamica
Nietzsche e Schopenhauer sono i due filosofi che hanno messo il peso sull’importanza del carattere attivo della vita, diversamente a coloro che hanno sostenuto il suo carattere statico. Lo hanno dimostrato secondo le loro convinzioni incanalate in diversi metodi; per esempio, Schopenhauer, ha usato i caratteri espressivi negativi della vita sul piano morale, come la volontà irrazionale e il carattere cieco e insensato della vita. Nietzsche secondo la sua visione del mondo, innanzitutto rifiuta il carattere statico della vita che a sua volta stabilisce la certezza universale. Questo rifiuto deriva dall’analisi, delle culture che hanno perso il contatto attivo con la vita, che ritengono giusto la natura statica e stabile universalmente. La vita è il rapporto tra la crescita e i valori. Questa forza si esprime nelle forme irrigidite della crescita. In questo sistema di Nietzsche, non c’è lo spazio per gli elementi darwiniani di conservazione e adattabilità. Tutti questi pensatori insieme anche O. Spengler, hanno trattato la vita dinamica e non qualcosa di statica. Da questo punto di vista hanno visto la civiltà Occidentale che ha perso la vitalità, quindi, essa, è decaduta.
La vita della ragione storica
Mentre ci sono alcuni filosofi di questa epoca, come Unamuno e Gasset, che hanno reso evidente la vitalità della ragione come la soluzione per la crisi individuata da altri filosofi sopraindicati. In questa maniera, hanno mostrato un nuovo modo del divenire della vita, quindi, nella ragione biologica. Wilhelm Dilthey, ha reso evidente la storicità della vita. Secondo Dilthey, la vita non è biologica o metafisica, invece essa è l’orizzonte perfezionabile di ciascun’epoca storica. D’altra parte il Lebenswelt di Husserl mette in rilievo uno strato, ossia un sorgente che sostiene e che nutre l’esistenza a livello intellettuale. E’A questo strato che l’intelletto umano si rivolge, alla comprensione della novità , a livello delle categorie e astrazioni scientifiche. Simmel G., riportando le idee di Dilthey, rende evidente l’essenza della vita come un processo di manifestazione. L’uomo, nella sua capacità di andare oltre (trascendere) delle forme storiche, riconosce le manifestazioni della vita, nel finito. Proprio per la natura temporale, la forma non riesce ad esprimere nella sua completa dinamica della vita in modo esauriente. Da questo ragionamento Simmel rende evidente la natura inafferrabilile della vita e che a sua volta vuol essere «più che vita»; vale a dire, questo ragionamento funziona come una risposta a Nietzsche: «più vita». La concezione di Simmel va oltre la natura del concetto di semplice essere. Cioè, abbiamo le storie che per sé sono inadeguate, proprio per questa ragione di Simmel.
Henri Bergson con Maurice Blondel ha riconosciuto «l’ascolto alla coscienza» come il metodo proprio della filosofia. In questo modo hanno reso in evidenza l’irriducibilità della filosofia alle scienze sperimentali. La coscienza e la libertà sono le caratteristiche umane da difendere. Bergson in modo particolare ha scoperto un concetto particolare, criticando e mettendo in rilievo i limiti delle scienze sperimentali come i luoghi che non tengono conto della dinamicità della vita psichica, invece si limitano solo alla materia fenomenica e alle loro riproduzioni in maniera ripetitiva. Secondo Bergson, v’è un «slancio vitale», un impulso formativo ed evolutivo che fa lo sfondo della realtà fenomenica. Questo slancio vitale non si esaurisce nei singoli fenomeni, ma introduce una somma possibile d’indeterminazioni e di libertà, dando la possibilità creativa. Esso d’altra parte è unica, indivisibile, ha un modo di procedere divergente, discontinuo, e si sviluppa per scissioni.
Questo è un insieme di dottrine che rendono evidente l’irriducibilità dei fenomeni viventi, alle teorie meccaniche e alla dinamica puramente fisico-chimica del mondo in organico. Nell’antichità c’è il pensiero biologico di Aristotele che si può considerare di tipo Ilemorfistico. In questo pensiero le funzioni vitali sono intrinseche alle forme viventi e alla natura. Le dottrine vitalistiche, cominciando dal diciottesimo secolo, definiscono il principio vitale, come il principio di forza e della forma che agisce come causa finale. Il pensiero vitalistico essendo nato nello sfondo moderno, non poteva uscire dall’atteggiamento di conciliarsi con il pensiero dominante che aveva l’autorità interpretativa attribuita dal consenso dello SPEC occidentale. In questo modo, vitalismo si allontana dal pensiero aristotelico che si identifica la vita con l’anima, quindi, come anche il principio animatore spirituale. Per vitalismo in modo particolare, per P. J. Barthez (1734-1806), la vita è una forza inconsapevole che agisce a livello molecolare. Ma gli autori di questA corrente di pensiero come, L. Buffon, C. Bernard, J. Reinke, H. Driesch, J. J. Von Uexküll, H. Bergson affermano che la vita non è riducibile alle sole scienze sperimentali e con i termini naturali positivi.
Agli albori del pensiero occidentale, la vita era considerata come l’anima. Quest’ultima era il centro dell’essere, quindi, era nel cuore. Lo pneuma era la scintilla della vita che abitava nel cuore.In Aristotele l’anima, lo pneuma e la vita sono identici. Dopo il medioevo la vita diventava Dio dei cristiani, grazie alla filosofia aristotelica studiata tramite i testi tradotti dai pensatori arabi in occidente. Nel periodo che «rivaluta il pensiero umano», i pensatori hanno scoperto il valore della vita dei soggetti umani, quando hanno visto i riduzionismi da parte delle scienze sperimentali. Vitalismo nasce come la reazione contro l’intellettualismo e il positivismo. Ora, con enormi successi della genetica e della tecnologia, che valore ha la vita? Cosa noi sappiamo della vita? Cosa noi sappiamo dell’uomo? Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Cos’è la morte? Sono ancora i problemi irrisolti (non teniamo conto delle promesse e delle spiegazioni delle religioni ai loro seguaci, un paradiso e un inferno o qualcosa di simile). Allora, noi ora riprendiamo queste domande dal punto di vista filosofico, tenendo presente tutto l’arco del tempo che trascorso gli esseri umani in questo mondo nelle diverse SPEC.
(continua)

1 comment:

  1. Mi sembra vhe il vitalismo si oppone alle sienze meccaniche,come un uovo d'uccello che vediamo nascere si oppone alla descrizione, di come l'uccello fa l'uovo. Insomma un conto è raccontare a vita e capirne i meccanismi, un'altro e viverla con tutti i misteri e domande incolubili.Ciò si vede una civiltà che è capace di inventere tuttele tecnologie senza aggiure niente al significato della vita. Per ci basta guardare lo stile di vita, lavoro tutto il giorno mi carico di mutui, per avee cose che miallontanano ancor più da me e chi mi sta intorno: macchin ,televisori al plasma etc.

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WATER - Man, The Narrator

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