Wednesday 24 June 2009

La Possibilità della verità (2)


Su questo tema abbiamo pensato di scrivere una serie di articoli dal punto di vista filosofico, questo è il secondo. Vi chiediamo, con tutto il rispetto, di leggerlo con un’ottica critica e di individuare i punti incoerenti e inadeguati per poi discuterne insieme.

La verità e la mentalità aperta

La ricerca della verità sembra essere banalizzata. Tutti pretendono di possedere la Verità. Soprattutto le religioni del Mondo insegnano e predicano ai loro seguaci la loro verità come Assoluta. In questo modo nascono i conflitti tra le diverse religioni che sostengono e poi impongono agli altri la propria verità utilizzando potere, denaro, astuzia, e altri modi giustificati. Ci sono i potenti politici che pretendono d’essere gli unici di dichiarare la verità e poi decidono per tutti. Ci sono le verità relative. Ci sono le verità che pretendono, d’essere uniche. Altrettanto ci sono le verità dei vari gruppi, delle varie società, dei partiti politici, del commercio, delle culture, e infine personali. Quindi, ci sono un’infinità di forme delle verità che riguardano la vita degli esseri umani su questa terra. Perciò bisogna verificare la possibilità di una o più verità fondamentali riguardanti alla vita umana su questa terra. La natura del pensiero umano è analoga a un universo rinchiuso in uno spazio limitato con altri limiti relativi alla corporeità e all’esistenza particolare. La sua natura è dinamica, quindi sempre in atto, in movimento. Le frazioni di pensieri nascono e muoiono continuamente. Da questo punto di vista qualsiasi frazione che si può individuare coscientemente da un soggetto all’interno di un dato sistema socio-politico-economico e culturale avrà un senso. In questo modo avremo tantissime difficoltà di comprendere ciò che è vero e ciò che è falso. Il nostro compito dovrebbe essere di cercare la verità o/e le verità universali fondamentali della vita umana, in questo modo la ricerca della verità non diventa una negazione del proprio status, socio-politico-economico e culturali, invece lo arricchisce a livello universale e dà la possibilità di allargare i propri orizzonti.

La difficoltà di comprendere delle verità

“Vedere” la/le verità è difficile. Le verità che noi conosciamo sono di diverse natura: individuale, religiosa, socio-politico-economico e culturale. In questo modo abbiamo tante verità e così le verità diventano relative. Quindi, ognuno ha la propria verità e tutto vale, ma tutto ciò che pretende d’essere vero può anche non valere nulla. Perché, alla fine tutti decidono partendo dalle proprie verità e naturalmente, in qualche modo, chi ha le idee simili si aggrega con gli altri per i propri interessi. La maggior parte del mondo vivrà, in uno stato primitivo materialmente e concettualmente avanzato. È una lotta di sopravivenza. Così è che oggi noi vediamo il mondo. La verità scaturisce dal proprio cuore. Dunque, la ricerca della verità parte dalla comprensione della propria esistenza. La propria capacità di pensare e ragionare è il punto di partenza e non vi è un altro modo valido per la ricerca. Noi siamo consapevoli di ciò che diciamo a questo proposito, cioè, lo abbiamo già sentito da vari filosofi di varie culture; noi non ci stiamo ripentendo, ma stiamo ricordando dove siamo e dove è possibile muoversi deliberatamente.

La libertà dai concetti

Se la nostra conoscenza è una specie di comprensione a livello concettuale, innanzitutto e soprattutto bisogna capire cosa sono i concetti. I concetti sembrano che galleggiano nella nostra dinamica del tempo: passato, presente e futuro. Se per esempio consideriamo il futuro, esso è qualcosa che dobbiamo dominare e che bisogna avere in proprio possesso. Il passato diventa qualcosa di noi. Il presente è un attimo che passa aggancia ogni essere umano al passato poi al futuro con variazioni di umori (speranza positiva e negativa e senza speranza ecc). Ed è così che nel tempo noi creiamo catene di memorie e le riproduciamo e narriamo in maniere diverse. In questo modo formiamo le montagne di storie che pretendono di essere vere. Quando si mettono in luce tutti i concetti, spariscono le storie e l’uomo diventa libero. Alcune battaglie sono inutili. Per esempio cercare di conoscere l’inizio del tempo e la fine del tempo. Il tempo come dimostravano tanti filosofi è una dimensione psichica e dipende necessariamente dal modo di conoscere l’essere umano; quindi, uno dopo l’altro, cioè, consequenziale vale a dire che entra necessariamente la causalità. Pensando la causalità possiamo proporre tutte le conoscenze accumulate nel corso seguito da varie culture. In questo modo uno non può essere libero ma può considerare quella conoscenza come un punto di partenza e non il punto d’arrivo. Un altro fattore da tenere in considerazione è che se noi dipendiamo dalla sola fede non possiamo comprendere il mondo, d’altra parte se noi siamo adoratori delle scienze sperimentali che a loro volta dipendono dalla fenomenicità e le verità d’esse durano poco, noi non possiamo essere liberi dai concetti, quindi dipendiamo dalla causalità.

La verità e l’amore per la vita

La verità non può essere parziale, e non necessariamente universale. Le verità dei fatti riguardanti l’esistenza rudimentale (nutrizione, protezione, e procreazione ecc.) hanno bisogno delle verità relative. Queste verità relative derivano dalle verità universali. Una delle prime verità è quello che chiamiamo ‘l’amore per la vita’. Se una persona non è di mentalità provinciale e/o un tipo cavalleresco che vede solo ciò che è indispensabile per la sopravvivenza propria e dell’utile dei propri amici, parte dalle verità universali. Supponiamo che anche gli atteggiamenti a favore della vita possono essere superati, vale a dire che uno può oltrepassare verso un'altra dimensione che si può sperimentare vivendo in questo mondo, ma il seme dell’amore per la vita ha bisogno di un terreno fertile e adatto. L’esempio più comune è quello di fanatismo politico, religioso, o altre che a loro volta sono pronte a distruggere le forme di vita per i propri ideali. L’uomo è predisposto a queste verità ma come abbiamo visto i pregiudizi comportano ostacoli per essere equilibri per quanto concerne il desiderio per la verità, per la ricerca della verità e per amore per la verità universale. Per esempio alcune persone nascono più sensibili alle verità universali e altri no; ciò vuol dire che c’è una predisposizione naturale-biologica anche per quanto concerne la comprensione e l’agire coerente della verità universale.

Ritornando al concetto ‘del amore per la vita’, possiamo confrontarlo a livello religioso per verificarne i loro limiti e poi deliberare una comprensione più universale. Il concetto di ‘amore’ per la religione cristiana è limitato al proprio gruppo di battezzati e alle persone che condividono gli insegnamenti. Il concetto pratico “Maitri” ossia “Mettà” di Buddha non è limitato ad un gruppo ma invece è universale. Da questa diversità scaturisce anche l’etica di un gruppo di persone. Il rispetto alla vita e alla vita pratica scaturisce dalle verità che derivano dalle verità universali. In questo modo le leggi e le norme hanno poco da fare. L’uomo maturo che distingue le verità universali da quelle provinciali vive secondo la saggezza pratica e coerente.

I punti che ostacolano la libertà

Abituarsi a pensare e agire per diverse ragioni come un “automa”, è il modo più diffuso tra gli esseri umani. Questo è in parte contraddittorio per un essere dotato di ragione, libertà, responsabilità e altre capacità che il mondo vegetale e animale non hanno. Vivendo solo da imitatori ciechi, si scaturiscono due categorie di uomini: dominatori e dominati. I dominati non pensano perché sono limitati a seguire le attività della vita quotidiana in base ad alcuni punti che a loro volta sono stati imposti soprattutto dalla nascita di un soggetto (non neghiamo la formazione alla vita, in quanto riteniamo l’importanza della tradizione un sistema socio-politico-economico e culturale). I dominatori conoscono l’importanza del pensare e anche il pericolo del pensare. Noi vi diciamo che ci sono i “dominatori” che pretendono di essere salvatori ma in realtà loro pensano solo al loro interesse e alla loro sopravvivenza. Hanno creato per loro i diritti umani, per non avere spazi e possibilità di andare contro i loro interessi. In questo modo formano leggi che proibiscono ai soggetti liberi di pensare; utilizzano forze e sforzi con tattiche raffinate per ostacolare il pensiero. Le scuole, le università, e altri istituti di formazione sono i luoghi che creano i dominati. Sono i luoghi dove i soggetti imparano a ripetere a pappagallo, non avendo la possibilità di diventare degli innovatori. In questo modo i dominatori hanno la possibilità di controllare il pensiero. Sanno come vanno le cose. Un esempio è gli economisti che progettano il mercato per il futuro osservando il comportamento abituale delle persone dominate, rendendo i dominati ingannati dal mercato e dal loro stesso atteggiamento. I dominati agiscono in un certo modo perché lo dicono gli altri, perché lo dice la tradizione, perché sembra che così sia giusto fare, perché gli antenati hanno detto così, perché così dice la ragione (dominato), perché è coerente con la teoria, perché i pregiudizi e le visioni dicono così, perché il consigliere o il professore a me simpatico così dice di fare, perché l’autorità e i maestri hanno detto così. È qui che nasce un “pregiudizio” che a sua volta può ostacolare a comprendere i fatti universali che oltrepassano i pregiudizi.

1 comment:

  1. Caro Ajith,
    sono andrea ciampaglia e ti ringrazio per i numerosi inviti su facebook.
    Per ora;buone vacanze!

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WATER - Man, The Narrator

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